martedì 13 novembre 2012

LE DUE PROBEMTICHE PRINCIPALI


 
Le due principali problematiche riguardanti gli xenotrapianti sono:
  • il rigetto: Le differenze genetiche, fisiologiche e anatomiche tra uomini e animali, che riguardano, ad esempio, la durata di vita, il ritmo cardiaco, il metabolismo, il sistema immunitario e quello ormonale, e infiniti altri elementi, si riflettono nella reazione di «rigetto iperacuto». Si ricorre dunque, oltre che all'inserimento di geni umani nell'animale, all'impiego di dosi massicce di immunosoppressori, i quali però, oltre a essere estremamente tossici, aumentano il rischio per il paziente di contrarre un tumore o altre malattie. Il chirurgo Thomas Starzl, nella rivista The Lancet (1993, 341, 65-71) descrive un esperimento di trapianto di fegato di babbuino fatto nel '92;il paziente è deceduto dopo 70 giorni di atroci sofferenze in cui è stato affetto da: intossicazione settica, viremia, emorragia nella cavità pleurica, collasso cardiocircolatorio, arresto del funzionamento dei reni e dello stesso fegato con ostruzione biliare, ecc. ecc.
  • la possibilità di trasferire all'uomo virus e retrovirus animali: Il peggior rischio per l'umanità stessa è quello di infettare gli uomini con agenti patogeni provenienti dagli organismi animali nel momento del trapianto (xenozonoosi). Questi agenti, come virus e retrovirus, trovano le condizioni ideali per il passaggio e il successivo sviluppo e mutamento in agenti patogeni umani. Il sistema immunitario umano infatti è abituato a riconoscere alcuni virus con i quali è già venuto in contatto e per questo è in grado di combatterli; ma più in generale ogni specie animale possiede all'interno del proprio corpo virus, spesso innocui. Se però questi virus entrano in contatto con un organismo estraneo, non abituato a riconoscerli, essi si possono trasformare in agenti di infezioni gravissime e mortali. Inoltre, è bene ricordare, che nel caso degli xenotrapianti vengono superate e forzate anche le barriere naturali poiché i virus sono introdotti forzatamente nell'organismo attraverso il trapianto. Molti autori, a questo proposito, ritengono che il virus dell'AIDS (HIV) sarebbe stato in realtà un retrovirus delle scimmie. In particolare l'ipotesi più accreditata è che l'AIDS sia una conseguenza delle prime campagne di vaccinazione contro la polmonite. Alla fine degli anni Cinquanta fu infatti inventato un vaccino costituito da virus coltivati sui reni delle scimmie e somministrati alla popolazione per via orale. Solo in seguito si scoprì che sul rene di scimmia non si sviluppano solo i virus anti-poliomielite, ma che alcune scimmie erano portatrici di un retrovirus chiamato SIV (Simian Immunodeficiency Virus) che causava una malattia simile all'AIDS umana. Il rischio quindi è che attraverso gli xenotrapianti si rischia di introdurre nell'organismo umano nuovi virus e nuove patologie che il sistema immunitario non è in grado di riconoscere e combattere.

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