La pratica degli
xenotrapianti, oltre a sollevare importanti aspetti dal punto di
vista scientifico e pratico, in particolare in ambito di sicurezza,
coinvolge anche ambiti come quello antropologico e etico.
Come si è potuto capire
precedentemente, questa tecnica lega fra loro problemi molto diversi
e che richiedono risposte diverse: forse non è ancora possibile
avere una idea chiara e definita circa gli xenotrapianti, ma solo una
linea generale di giudizio.
Le principali questioni
etiche che si sollevano attorno a questo tema sono:
- i pericoli per il paziente (rigetto e xenozoonosi) sono ancora considerati preponderanti rispetto ai benefici attesti.
- Tutt'oggi non è possibile escludere il rischio di infezioni rappresentato dalle xenozoonosi alle quali sono esposto sia le persone che vivono acconto al paziente, sia la società intera.
- Ci si interroga in merito alla fattibilità e alla sostenibilità dei controlli regolari ai quali il paziente deve sottoporsi vita natural durante.
- I costi generali dello xenotrapianto e i rischi di responsabilità civile devono essere coperti.
- Dato che gli xenotrapianti potrebbero essere considerati organi di “seconda categoria”, è lecito chiedersi a chi dovrebbero venire assegnati i pochi organi di “prima categoria” a disposizione.
- Vi è il rischio che i pazienti che hanno ricevuto uno xenotrapianto sviluppino disturbi psichici: ci si interroga quindi sull'impatto soggettivo e oggettivo che un organo animale può avere sull'identità stessa del soggetto.
- Dal punto di vista dell'etica animale ci si interroga in particolare sulla laicità della manipolazione genetica degli animali che fungeranno da donatori, e del loro allevamento in un ambito asettico.
Bisogna porre particolare
attenzione alla dimensione psichica di tale pratica in quanto deve
necessariamente misurarsi con l'identità della persona: l'impianto
di un organo estraneo al corpo originario dell'uomo ne modifica
l'identità? E fino a che punto è accettabile questa modifica?
Il concetto di identità
personale presenta molte e varie sfumature di significato; cerando di
dare una delimitazione a tale termine, si può indicare l'identità
personale come la singolarità e l'irriducibilità dell'uomo in
rapporto al suo essere e al suo sentirsi persona. Se deve affermare
che l'identità personale costituisce un bene della persona, una sua
qualità e un valore morale su cui fondere il diritto di difesa
dell'integrità della persona. Patendo da questi presupposti,
l'impianto di un organo estraneo trova limite etico nel grado di
modificabilità che esso potrebbe comportate alla persona.
Il professor Starzl, dopo
la morte di un paziente a cui aveva eseguito un trapianto di fegato,
procedette con l'autopsia. L'esame rivelò che le cellule animali,
attraverso il sistema circolatorio, si erano sparse e insediante
stabilmente in tutto il corpo umano. Nel caso dello xenotrapianto
quindi, tanto più le cellule animali si integrano con il corpo
umano, tanto più grande è il successo. Si può quindi affermare
che, nel momento in cui si trapianta un fegato dii maiale in un uomo,
si ottiene, da un punto di vista biologico, un uomo per il 93% e un
maiale per il 7%.
quale può essere la
reazione psicologica di tale persona? Si sa, che dopo un'operazione
di chirurgia plastica, alcune persone hanno difficoltà a
riconoscersi, con conseguenti crisi depressive. Lo stesso avviene nei
trapianti tradizionali.
Strettamente legato a
questo ambito è il tema del consenso informato. Al paziente dovrà
essere fornita ogni indicazione sulla sua patologia e sulla prognosi,
sull'intervento di xenotrapianto e la conseguente terapia, sulle
probabilità di successo e sui rischi di rigetto. Il paziente dovrà
anche essere informato sulla necessità di sottoporsi a controlli
medici per tutta la vita.
Alcuni
scienziati come Gianni Tamino e Stefano Cagno già da decenni
denunciano orrori e rischi degli xenotrapianti: sofferenze indicibili
per i trapiantati, rischi di passaggi di malattie all’uomo con
conseguenze inimmaginabili, perché se dovesse diffondersi anche un
solo virus attraverso uno xenotrapianto, ne risulterebbe una
pandemia.
Cagno sostiene: Gli agenti patogeni animali si adattano facilmente all’uomo, possono anche combinarsi con virus umani e dare origine a virus sconosciuti e potenzialmente dannosi. Anche negli xenotrapianti vi è la necessità di utilizzare farmaci antirigetto e immunosoppressori per lungo tempo, se non per l’intera vita, riducendo quindi la capacità del corpo del ricevente di fronteggiare i virus, compresi quelli eventualmente portati dall’organo trapiantato e appartenenti ad una specie diversa e quindi più difficili da combattere.
Stefano Cagno |
Cagno sostiene: Gli agenti patogeni animali si adattano facilmente all’uomo, possono anche combinarsi con virus umani e dare origine a virus sconosciuti e potenzialmente dannosi. Anche negli xenotrapianti vi è la necessità di utilizzare farmaci antirigetto e immunosoppressori per lungo tempo, se non per l’intera vita, riducendo quindi la capacità del corpo del ricevente di fronteggiare i virus, compresi quelli eventualmente portati dall’organo trapiantato e appartenenti ad una specie diversa e quindi più difficili da combattere.
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