La controversia sugli xenotrapianti solleva
anche degli aspetti scientifici e considerazioni etiche importanti per
sostenere questo nuovo sviluppo tecnologico.
Come ci fanno notare diverse posizione di
studiosi ed esperti su questo argomento, tante sarebbero le motivazioni per cui
bisognerebbe incentivare lo sviluppo di questa tecnologia.
In principio è importante ricordare, come ci fa
notare l’intervento di Mons. Elio Sgreccia ad una conferenza stampa sull’argomento
degli xenotrapianti, che la costante carenza di organi umani da trapiantare su
tanti malati che, dati i progressi della trapiantologia odierna, con questa
terapia potrebbero ottenere la guarigione e, in molti casi, un ritorno alla
vita attiva. Le liste d’attesa sono lunghe in ogni Paese e molti pazienti
muoiono ogni giorno mentre attendono la disponibilità di un organo adatto a
loro. Questa situazione permane, nonostante gli appelli alla donazione che, da
più parti, vengono rivolti alla popolazione e che, in effetti, hanno fatto
registrare un incremento di donatori, non tale però da riuscire a soddisfare il
fabbisogno crescente, neanche in un prossimo futuro. Gli xenotrapianti quindi
potrebbero essere una nuova via che potrebbe aggiungersi al già consolidato
trapianto da uomo a uomo, generalmente da donatore-cadavere a vivente. La
riflessione sugli xenotrapianti certamente non è chiusa ma esso potrebbe costituire
un aiuto ed un contributo qualificato, uno strumento sapienziale, pur
solidamente basato sui dati scientifici oggi disponibili.
Emanuele Cozzi |
1. sono notevolmente
migliorate le conoscenze sui meccanismi immunologici che sono alla base del
rigetto di organi trapiantati tra specie diverse;
2. l’avvento della
biologia molecolare ha permesso di produrre animali ingegnerizzati cui organi
sono più "resistenti" nei confronti del rigetto
Tutti questi progressi
insieme hanno consentito di migliorare significativamente il tempo di
sopravvivenza di organo di maiale trapiantato in un primate non umano. I
migliori risultati sono stati ottenuti quando organi di maiale modificati per
la hDAF sono stati trapiantati in primati non umani immunosoppressi. Ciò ha
permesso di mantenere in vita primati trapiantati fino a 3 mesi. Tuttavia,
questo tempo di sopravvivenza non è ancora paragonabile a quello di organi
umani trapiantati nell'uomo. L'ulteriore modificazione genetica degli animali
donatori e/o l'uso di altri/nuovi farmaci immunosoppressori sono i due approcci
presi in considerazione per prolungare ulteriormente la sopravvivenza di uno
xenotrapianto. Inoltre oggi è possibile allestire linee di animali donatori
prive di tutti questi agenti infeAl momento, gli unici agenti che destano
qualche preoccupazione sono i retrovirus porcini (Porcine Endogenous
RetroViruses o PERV) anche se, in uno studio retrospettivo condotto sul
sangue di 160 pazienti esposti a tessuti viventi di suino, non vi sono state
evidenze che essi possano portare a malattia nell’uomo. L’eliminazione dal
maiale dei PERV, costituisce una sfida per gli anni avvenirettivi noti. Da
quanto detto, risulta evidente come molte ricerche nell'ambito dello
xenotrapianto siano ancora necessarie e debbano essere compiute.
Su qualcosa di così
innovativo come lo xenotrapianto, importanza cruciale riveste una piena
informazione del pubblico. Questa informazione dovrà essere accurata e
bilanciata, corretta e dialettica, ed indicare non solo i benefici, ma anche i
possibili rischi relativi all’individuo ed alla comunità. L’obiettivo da porsi
è quello di formare un’opinione pubblica informata e cosciente: in essa gli
organismi competenti troveranno un interlocutore adeguato nelle valutazioni di
accettabilità dello xenotrapianto.
In conclusione, lo
xenotrapianto, può essere considerato come una grande sfida scientifica, una
realistica opzione terapeutica, ed un progetto in linea di principio eticamente
lecito, fatti salvi i diritti dell’individuo e della comunità alla tutela della
salute con uguale possibilità d’accesso alla terapia.
Nessun commento:
Posta un commento